La fiaba dell’Imperatrice in uniforme che gira in carrarmato

 


A volte, per mettere ordine nelle idee, serve una favola. Prendiamo ad esempio quella dell’Imperatore nudo che si aggira tronfio, convinto di indossare meravigliosi abiti, mentre tutti tacciono per non passare da sciocchi.

Oggi a sorpresa l’Imperatrice von Der Leyen vorrebbe vestire l’uniforme militare di un’Europa che decide di investire 800 miliardi di euro in “Difesa”, mentre fino a ieri ci veniva ripetuto il ritornello del Patto di Stabilità, del “non si può, non si deve, non c’è spazio per la spesa sociale, l’istruzione, la ricerca”.

In maniera fulminea, dal cilindro europeo, spunta un piano monstre da 800 miliardi: presunti nuovi fondi per riarmarsi con la scusa – i più maliziosi direbbero “favola” – di un’imminente invasione russa (che al momento pare non essersi materializzata sulle coste dell’Adriatico, ma “non si sa mai”). Senza troppi complimenti, si passa dalla politica dei vincoli ferrei al “Non badate a spese!”: una conversione impensabile anche solo un mese fa, come se i conti in rosso o le austerità imposte alle spese sociali fossero un sogno sbiadito.

In Germania intanto il Parlamento tedesco ha appena riformato la Costituzione per superare i limiti di bilancio e comprare armamenti. Il tutto mentre l’industria tedesca arranca e cerca ossigeno. Un caso?

Forse l’armatura scintillante del “piano di difesa” serve soprattutto per salvare la produzione interna dalle sabbie mobili della crisi. Ma guai a dirlo: rischieremmo di essere scambiati per i bambini irriverenti che gridano “Maestà, siete in mutande!”

L’effetto paradossale è che, come europeista convinto, mi ritrovo a dare ragione a chi – per altre ragioni politiche o per amicizie internazionali discutibili (Vedi Salvini/Putin) esprime contrarietà o quantomeno perplessità su questo colossale investimento nel riarmo. Si cita il famoso 2% di spesa militare promesso alla NATO, ma la sorpresa viene dal fatto che le stesse istituzioni europee, così rigide quando si trattava (ormai è lecito parlare al passato visto quello che sta succedendo) di stabilire parametri di bilancio, ora sembrano avere la magia di una bacchetta che trasforma vincoli in opportunità… forse perché “difendere” l’economia tedesca fa comodo a tutti?

Come per incanto, quei famigerati limiti finanziari che ci hanno tolto il sonno per anni e giustificato tagli dolorosi su sanità, istruzione e ricerca stanno per svanire con un colpo di bacchetta magica (come in una fiaba, appunto) o con un ennesimo raggio ipersonico lanciato da Putin (se preferite). Quindi, o siamo in emergenza permanente o la favola del “non si può” era a uso e consumo di chi voleva tenere stretti i cordoni della borsa… almeno finché non bisognava comprare cannoni e fabbricare carri armati (ma ci pensate, al di là del pensiero stesso delle morti che possono procurare, il giorno stesso in cui Putin dovesse conquistare l’Ucraina, sarebbero soldi e risorse regalati al nemico).

Una crisi geopolitica è innegabile, ma ipotizzare un assalto russo all’Europa è davvero un esercizio di fantasia molto, troppo costoso!  Ma si sa, la paura vende più di qualsiasi altra merce.

Possibile che l’unica strada per “rilanciare” la nostra Unione sia l’industria degli armamenti? Non potevamo e dovevamo puntare su ricerca, innovazione e infrastrutture verdi per creare posti di lavoro e “difendere” l’ambiente, la salute e il futuro dei nostri figli?

È un momento in cui la politica europea sembra aver indossato un’uniforme troppo stretta e fin troppo trasparente. In nome della difesa comune, rischiamo di vestire un’Europa priva di quei valori che finora abbiamo difeso a suon di regole di bilancio, e che ora vengono aggirate con una disinvoltura troppo sospetta.

Insomma, l’Imperatrice gira nuda per la piazza, convinta di sfoggiare un nuovo scintillante arsenale. E noi? Forse ci limitiamo a dirgli quanto è magnifico il suo abito mimetico, mentre ci chiediamo se quel tessuto “Pesante”, pagato a caro prezzo, non rappresenti l’ennesimo inganno che toglie risorse a sanità, istruzione, ricerca e ai progetti di un’Europa davvero “ricca” di futuro. Tuttavia, almeno per un istante, potremmo far la parte del bambino onesto e gridare: “Scusate, ma non eravate proprio Voi a dire che i bilanci erano intoccabili? Dov’è finita la coerenza?”

Morale della favola? L’Europa, anziché essere un faro di welfare e cooperazione, sta per diventare una fabbricante di armi con annesso debito. E mentre i leader pontificano su “minacce esterne”, i cittadini europei potrebbero presto trovarsi a scegliere tra un ospedale senza farmaci e un arsenale nucleare in giardino.

Perché, come diceva qualcuno, se vuoi la pace, prepara la guerra. O forse, semplicemente, prepara il conto.

IO SONO CONTRO (ecco l’ho detto, non mi si venga a dire il contrario)

Commenti