“Il Peso delle Parole: un Viaggio tra Significati ed Etimologie” Post #1 – “Ignavo”

 

Le parole sono mattoncini preziosi: più ne conosciamo, più siamo in grado di dare voce a ciò che proviamo e di cogliere i colori del mondo che ci circonda. Ogni parola è uno strumento che può raccontare una storia, accendere l’immaginazione, dare forma a un sentimento. Soprattutto, può spingerci a riflettere in modo più profondo e consapevole.

Iniziamo un nuovo viaggio: un percorso di riflessione e scoperta, dedicato a tutti coloro che – per noia, per abitudine, per paura di sbagliare – preferiscono rimanere fermi, scegliendo di non scegliere.

Spesso, facciamo le stesse cose di sempre perché ci sembrano più comode, più sicure. Ci limitiamo a percorrere le stesse strade, a ripetere le stesse abitudini, senza chiederci se potremmo fare qualcosa di diverso o di più appassionante. Così, ci lasciamo andare a una sorta di pigrizia dell’anima che rischia di privarci di sfide, incontri e scoperte straordinarie.

Cominciando questo nostro, nuovo, viaggio fra il “peso” delle parole esplorando la parola  “Ignavo”.

Significato ed etimologia

i-gnà-vo

 Significato: privo di forza morale, inerte e vigliacco davanti alle scelte da compiere.

Etimologia: voce dotta, recuperata dal latino ignavus, derivato di (g)navus “diligente, operoso, attivo” con prefisso negativo in-.

Da un lato, dunque, l’“attivo” e “operoso”, dall’altro il suo opposto, colui che non prende iniziativa, non si assume responsabilità: l’“ignavo”. Ecco perché, nel solco della storia della lingua, questa parola porta in sé il senso di una mancanza radicale. È (nel peggiore dei casi) la pigrizia dell’anima unita a una viltà che frena qualsiasi slancio morale.

L’“ignavo” dantesco

Quando si parla di “ignavi”, è inevitabile tornare al III canto dell’Inferno di Dante, lì dove troviamo il celebre “branco” condannato a correre senza sosta nel vestibolo dell’inferno. Non sono degni né del cielo né degli inferi, perché non si sono mai esposti né al bene né al male:

“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.”

Dante non li definisce esplicitamente “ignavi”, ma i commentatori sì, perché rispecchiano il prototipo di chi non ha saputo scegliere, di chi è rimasto incastrato in un’inazione tanto pigra quanto pavida.

Pigri o vili? La sottile linea morale

“Di qua c’è il pigro, di là c’è il vile”: l’ignavo è proprio al centro di questo crinale: inerte, debole di fronte a qualsiasi decisione.

Non è semplicemente “indolente”, perché anche chi è pigro ogni tanto sa ribellarsi all’inerzia.

Non è solo “codardo”, perché anche chi è vile, talvolta, riesce a escogitare azioni (purtroppo malvagie) con astuta solerzia.

L’ignavo unisce entrambe queste sfumature negative. La sua è una forza morale che non scatta mai, si tiene defilata: preferisce non fare o non dire, annegando ogni responsabilità nella palude della pigrizia e della paura.

Uno sguardo nella quotidianità

Se ci guardiamo intorno, scopriremo che l’ignavia può manifestarsi in tanti momenti:

-            La persona che non interviene quando sarebbe necessario aiutare qualcuno, limitandosi a girarsi dall’altra parte.

-            Chi non prende posizione in situazioni di ingiustizia, rimanendo nell’indifferenza per timore di esporsi.

-            Chi scivola attraverso gli eventi, senza lasciare traccia né assumersi la fatica di prendere una parte, per quanto imperfetta o rischiosa possa essere.

È un atteggiamento che può sembrare innocuo, ma che in realtà lascia un vuoto, perché la mancanza di una scelta morale equivale spesso a favorire, indirettamente, il male o la sofferenza altrui.

Consigli di lettura, film e musica

Per chi vuole esplorare l’ignavia (o l’indifferenza, la pigrizia e la viltà ad essa collegate) in altre forme d’arte, ecco qualche spunto:

 
Letteratura

-            “Bianca come il latte, rossa come il sangue” (Alessandro D’Avenia)

Una storia italiana di adolescenza e scelte, in cui il giovane protagonista deve superare la pigrizia emotiva e la paura di soffrire per andare incontro alla vita con coraggio.

-            “Wonder” (R. J. Palacio)

Romanzo per ragazzi che illustra quanto siano importanti le scelte di chi abbiamo intorno (compagni di classe, insegnanti, amici) per superare discriminazioni o giudizi. Qui l’ignavia dei compagni può fare la differenza tra integrazione e isolamento di chi è percepito come “diverso”.

-            Last but not least: Dante Alighieri, Inferno (Canto III): la più celebre “rappresentazione” degli ignavi.

Film

-            “Il ragazzo dai pantaloni rosa”

È il nostro  punto di partenza: un film che affronta il tema della diversità e della scelta di essere sé stessi ed allo stesso tempo ci fa pensare a tutti quelli che avrebbero potut fare qualcosa per aiutare il protagonista, e non l’hanno fatto.

-            “Scialla! (Stai sereno)” (di Francesco Bruni, 2011)

Pellicola italiana che racconta il rapporto tra un professore e un ragazzo svogliato, restio ad assumersi responsabilità. Mostra come l’incontro con l’altro possa farci uscire dalla pigrizia mentale.

-            “Noi siamo infinito” (The Perks of Being a Wallflower, di Stephen Chbosky, 2012)

Un inno alla crescita personale di un adolescente introverso, che passa dall’osservare la vita dal di fuori al parteciparvi attivamente. Perfetto per capire come il coraggio di “agire” possa cambiare le cose. Se siete molto interessati, leggete il libro da cui è tratto

-            “The Breakfast Club” (di John Hughes, 1985)

Un grande classico per ragazzi, in cui cinque adolescenti diversi si ritrovano in punizione a scuola. Ognuno di loro, inizialmente passivo o indifferente verso gli altri, impara a confrontarsi, prendendo (finalmente) posizione su chi è e cosa vuole.

-            “Sing Street” (di John Carney, 2016)

Ambientato negli anni ’80 a Dublino, racconta di un ragazzo che si sente “invisibile” e decide di fondare una band. Sperimenta che solo agendo e rischiando, anche sbagliando, si può davvero uscire dalla propria comfort zone.

-            “American Beauty” (Sam Mendes): non parla direttamente di “ignavi”, ma ritrae il disagio di chi, prima di un risveglio interiore, rimane passivamente incastrato in una vita “Esteticamente” bella, ma vuota.

Musica

-            “C’è chi dice no” di Vasco Rossi: un brano che inneggia a prendere posizione, a non essere ignavi davanti alle ingiustizie o alla noia del quotidiano.

-            “The Sound of Silence” di Simon & Garfunkel: un richiamo poetico e malinconico alla responsabilità di non rimanere in silenzio, a non essere spettatori passivi.

 Nei contesti familiari o scolastici, capita di incontrare chi sceglie di restare ai margini, evitando di esprimersi o di aiutare. Un invito ai più giovani: se vedete un compagno in difficoltà, non restate spettatori “ignavi”: provate a dire la vostra, a intervenire, a cambiare le cose.

Che si tratti di un passo o di un passo falso, tentare è sempre più ricco di opportunità che restare immobili.

La sfida che vi propongo è questa: uscite dal guscio e affrontate la realtà, le responsabilità, i sogni e perfino i fallimenti. Ciò che conta è non rimanere ingabbiati nell’inerzia e nell’abitudine, perché a volte il vero pericolo sta proprio nel non fare nulla.

Il prossimo capitolo del nostro viaggio ci aspetta già fuori da questa classe (o forse anche dentro, che ne dite?).


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