La curiosità è ciò che ha portato l’uomo (e con lui tutti noi attraverso la nostra immaginazione) sulla luna ed oltre i confini del nostro sistema solare.

Ci sono almeno due tipi di curiosità (ma in questo articolo, un noto
astrofisico ne cita almeno quattro): curiosità diversiva ed epistemica.
La prima, la curiosità diversiva, è pressappoco
la smania di nuovo input, cioè il desiderio di più novità ed eccitazione
(Conoscete questo tipo di stimoli?). Da un lato, è ciò che motiva il nostro
impegno in un argomento quando ce lo propongono per la prima volta. D'altra
parte, può anche essere impulsiva, superficiale, irresistibile e dunque difficile
da governare con la ragione (Avete presente vostro padre che vi chiede di
smettere di giocare con il telefonino, mentre siete al punto di scoprire un
nuovo aspetto del vostro giochino preferito del momento….).
Inoltre, nel peggiore dei casi, la
curiosità diversiva diventa senza scopo, poco più di una distrazione...
Abbiamo tutti ceduto a questo tipo di
curiosità a tarda notte sul web. Facendo clic su un link dall'aspetto davvero
interessante, si passa rapidamente a fare clic su un altro e poi su un altro. Alla fine, ci rendiamo conto che abbiamo passato
le ultime quattro ore a guardare video del nostro cantante preferito su YouTube, o
hai giocato con il tuo videogame preferito invece di andare a dormire… e l’indomani
a scuola o al lavoro vi sentite né più né
meno degli stracci. (a proposito quali sono le tendenze degli argomenti più
cercati oggi in Italia? Se vuoi saperlo clicca qui)
L’altro tipo di curiosità è quella epistemica,
legata alla conoscenza e dunque al desiderio di conoscere qualcosa di nuovo, ma
più a fondo.
Questo tipo di curiosità va molto più in
profondità e richiede qualche sforzo in più da sostenere. È una scelta
consapevole, che richiede autodisciplina, sforzo e concentrazione.
Tutti i bravi scienziati e artisti
utilizzano la loro curiosità epistemica. Prendi Charles Darwin, ad esempio, che ha trovato uno strano cirripede durante il suo viaggio in Sud America. Questo
cirripede lo rendeva così curioso che dedicò i successivi otto anni della sua
vita a condurre ricerche su questa singola specie, esaminando i campioni al
microscopio.
Questo non vuol dire che devi scegliere
un tipo di curiosità rispetto all'altro. Infatti, per ottenere un apprendimento
che duri a lungo e ti serva nella vita, è necessario combinare entrambi i tipi:
la curiosità diversiva è un buon modo per familiarizzare con le informazioni di
base su un argomento. Ma dovrai integrarlo con la curiosità epistemica per
aiutarti a scavare più a fondo, a raccogliere conoscenze specializzate ed
evitare la tentazione di distrazioni (e ciò che ti spinge ad esempio a
continuare a cercare fuori dalla classe un tuo compagno di scuola).
Per concludere la curiosità diversiva è
come una voglia insaziabile di cose nuove….ci tocca superficialmente, mentre
quella epistemica è una curiosità più profonda che richiede disciplina e focus.
Quale delle due scegliere?
Una mia alunna a questa domanda mi ha
risposto: “Perché professore, non posso averle enrambe?”.
E voi che ne dite?
Un libro abbastanza carino che tratta la
curiosità da un punto di vista originale è Curious di Ian Leslie.
Citazione: Vladimir Nabokov : “la
curiosità è la più pura forma di insubordinazione”
Grazie per il vostro ascolto ed attenzione
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