Riparto con le mie peregrinazioni da Stephen Hawking, che da pochi giorni ci ha lasciato (14 marzo 2018). Stephen rappresenta un esempio interessantissimo di come un uomo afflitto da una malattia gravissima, sia riuscito a lasciare un’impronta duratura sulle conoscenze ed offrendo un contributo formidabile per la comprensione dell’Universo in cui viviamo.
Una delle sue citazioni
che preferisco ci dà la possibilità di comprendere come forse la sua condizione
di “Osservatore speciale”, sia stata per lui determinante per conseguire la conoscenza
dei fenomeni universali da lui raggiunta: “Noi viviamo la nostra vita quotidiana senza comprendere quasi nulla del mondo. Ci diamo poco pensiero del meccanismo che genera la luce del Sole, dalla quale dipende
la vita, della gravità che
ci lega a una Terra che ci proietterebbe
altrimenti nello spazio in conseguenza del suo moto di rotazione, o degli
atomi da cui siamo composti e dalla cui stabilità fondamentalmente dipendiamo.
Se trascuriamo i bambini (i quali non sanno
abbastanza per formulare le domande importanti), ben pochi di noi spendono molto tempo a chiedersi perché la
natura sia così com'è; da dove sia venuto il cosmo, o se esista da sempre;
se un giorno il tempo comincerà a scorrere all’indietro e gli
effetti precederanno le cause; o se ci siano limiti ultimi a ciò che gli esseri
umani possano conoscere.”
Appena
ventunenne scoprì di avere una forma rara di SLA, che, secondo i medici, gli
avrebbe consentito di vivere per altri soli due anni, ma la malattia, dopo un
periodo di depressione, finì col trasformarsi in uno stimolo; non sapendo quanti
anni sarebbe sopravvissuto, Stephen capì che doveva approfittare dei suoi
giorni per fare le grandi cose che aveva in mente e cercando di comprendere
qualcosa di più sulla natura dei buchi neri, sulla cosmologia quantistica e
sull’origine dell’Universo. Così qualche anno più tardi lo stesso Stephen disse:
"Per quanto difficile possa
essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle
invece dei vostri piedi."
Anche se
immobile su una sedia a rotelle, e completamente senza l’uso della voce dall’età
di 43 anni grazie alla tecnologia, riusciva a comunicare le sue idee, prima
controllando una sorta di mouse con le dita, poi con il movimento della
guancia, poi con quello delle palpebre. La storia che seguì fu quella di un
pensatore libero che nel 1988 pubblicò il suo primo libro : “Dal Big Bang ai
Buchi neri”, diventando uno scrittore famoso a livello globale e riuscendo a
fare quello che molte altre persone “Normali” non sono mai riuscite a compiere:
fare sentire la sua voce in tutto il mondo e dimostrare che tutto l’universo, di
cui conosciamo ancora molto poco, è scaturito da un unico punto attraverso il
Big Bang, come da un buco nero, che anziché aspirare tutto, facesse fuoriuscire tutta la materia di cui è composto l’Universo.
Con il suo esempio
straordinario ci ha dimostrato che nonostante le avversità, è possibile
continuare a vivere appassionatamente, e che i momenti difficili possono essere
affrontati con umorismo, acume ed intelligenza, lavorando a ciò che ci piace
fare e non smettendo di guardare le cose che ci accadono senza smettere di
sorridere a questa complessità meravigliosa che chiamiamo vita.
Stephen William; (Oxford,
8 gennaio 1942 –
Cambridge,
14 marzo
2018) è stato un cosmologo, fisico, matematico e astrofisico britannico fra i più
autorevoli e conosciuti fisici teorici al mondo, noto soprattutto per i suoi studi
sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull'origine dell'universo (da WIKIPEDIA). Se vuoi approfondire la tua conoscenza di questo splendido personaggio, qui puoi trovare un articolo, in inglese, realizzato dall'Astronomy magazine
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